I segreti del senso della nostra esistenza terrena e ultraterrena, nel mondo dell'aldilà, magistralmente sintetizzati...
MISTERO DELLA VITA E DELLA MORTE…
Prima dell’inizio dei tempi “l’uomo” era una entità completa e spirituale, strutturata in sette aspetti, sette tipi di energia confluivano e interagivano in lui, fra i quali quelli di pertinenza di ciò che noi definiamo Spirito (i tre livelli vibratori superiori) e quelli riguardanti l’Anima (i quattro livelli vibratori “inferiori”).
La distinzione fra lo Spirito e l’Anima viene sottolineata anche da S. Paolo, che nella prima lettera ai Tessalonicesi (5,23) rivolgendosi ai cristiani di quella comunità dice: «Il Dio della pace vi santifichi fino alla perfezione, e tutto quello che è vostro, spirito, anima e corpo…». «Tutto quello che è vostro» indica ciò che appartiene propriamente all’essere umano nella sua totalità, ciò che lo costituisce come tale. Quello che ci distingue è quindi sia il nostro corpo, sia la nostra anima sia il nostro spirito.
In che senso però Anima e Spirito sono differenti?
In realtà, essi rappresentano la stessa dimensione invisibile dell’uomo, ma nella diversa finalità che hanno e nel loro differente stato di manifestazione energetico. L’Anima è il principio vitale dell’uomo (costituito da più livelli vibratori distinti), lo Spirito, invece, è la parte più nobile dell’uomo, l’espressione della sua capacità di elevarsi al di sopra del finito e di riconoscersi in Dio. Comunemente, invece, con la parola Spirito si fa riferimento, in senso lato, a tutta la parte immateriale dell’uomo, inclusa la sua Anima (e viceversa).
Ognuno dei livelli sottili di cui sono entrambi costituiti si interpenetrano e sovrappongono come gli strati concentrici di una cipolla: lo Spirito, strutturato in più aspetti, di valore energetico più sottile rispetto a quelli dell’Anima, rappresenta il Se Spirituale, la Monade Spirituale, che ingloba, “contiene”, l’Anima e il corpo.
Lo Spirito nobilita l’Anima e la presuppone, ma è quest’ultima che specifica e contraddistingue il nostro essere! Solo con la nostra Anima possiamo raggiungere le dimensioni più grandi della vita!
Pensiamo all’amore, alla capacità di amare e di essere amati, al perdono: esperienze straordinarie, proprie della nostra Anima. Per questo Gesù ci dice: «A che serve guadagnare il mondo intero se poi perdi la tua Anima?» (cf. Mc 8,36). L’Anima è la visione orizzontale dell’uomo alla prospettiva del mondo.
Lo Spirito è la visione verticale dell’uomo dalla prospettiva divina.
È importante comprendere che fanno riferimento entrambi alla parte immateriale dell’uomo, ma solo lo "Spirito" fa riferimento al cammino dell’uomo in e con Dio.
L’Entità Spirituale dei primordi, a “immagine e somiglianza” divina, era parte dell’Uno, una scintilla dell’unico Fuoco Divino e, come tale, non perfettamente differenziata (come una goccia nel mare). In seno alla sua Anima esisteva una forma di Coscienza/Io elevata, una sorta di Personalità Celeste, che però non aveva una volontà propria, personale, ma “collettiva”, cioè comune alle altre Monadi, e tutte si muovevano all’unisono secondo un unico Progetto di Manifestazione Divina (tutte seguivano e si identificavano nella Volontà superiore del “Padre”).
Ad un certo momento, prima dell’inizio dei tempi, prima del Big Bang, una gran parte delle Monadi si orientò su un obiettivo: iniziare a sperimentare la vita autonomamente, aspirando ad una propria auto-coscienza.
Qui molte Tradizioni tendono a parlare della cosiddetta “Caduta”, del grande “peccato originale”, della primeva ribellione al Piano Divino; altre scuole, invece, parlano semplicemente del suo naturale sviluppo, cui le Monadi aderirono, in modo collaborativo, sacrificandosi nella discesa fino ai livelli della materia, per permettere alla realtà spirituale di acquisire la piena e totale consapevolezza di sé.
La prima accezione colpevolizza gli uomini e offre una visione critica, profondamente criminalizzante, dei presunti errori anticamente commessi, la seconda, invece, prospetta un‘interpretazione positiva e fiduciosa della vita: in quest’ottica, infatti, l’uomo è visto come un microcosmo che individualizza il macrocosmo divino, di cui, pur essendone parte consustanziale, ne rappresenta la manifestazione concreta e personalizzata, il cui unico obiettivo è sperimentare in tutti i domini cosmici la propria origine divina.
Del resto, associando all’idea di Dio il concetto di assoluta perfezione, era impensabile che il libero arbitrio concesso agli uomini avesse generato alcunché di imperfetto. Infatti, l’ipotesi che anche il presunto errore commesso dalle Monadi, che avevano disatteso i dettami divini, potesse rientrare in un piano di più ampia visione, che implicava la nascosta perfezione di un ipotetico sbaglio, può essere assolutamente pertinente.
La cosmogonia cristiana comunemente accettata, aderendo alla prima ipotesi esplicativa, ha generato nel tempo tutta una serie di effetti, a volte molto opinabili e dolorosi.
Con questo, non sto asserendo che una ipotesi sia errata e l’altra corretta, anche perché anche questo andrebbe in deroga all’assioma della perfezione dell’Uno, ma, più semplicemente, sto indicando una prospettiva differente con la quale formarsi una propria opinione.
In ogni caso, a ben vedere, una sottende l’altra, ed entrambe parlano dello stesso evento ma con un approccio differente: è un po’ la solita metafora del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto; tutte e due le interpretazioni sono soggettivamente giuste, ma l’unica cosa certa è che entrambe si riferiscono a un bicchiere che contiene una certa quantità d’acqua!
Nel processo esistenziale cui diedero vita, sviluppatosi in ere, eoni, tali Monadi dovettero rinunciare, o perdere (secondo i punti di vista), alla primitiva Personalità Celeste, non più compatibile con il nuovo sviluppo del piano divino, e “costruirsi”, plasmare, un nuovo veicolo di manifestazione che potesse adattarsi alla vita in ciascuno dei sette livelli di esistenza.
L’universo multidimensionale che noi conosciamo risulta essere il palcoscenico ideale sul quale le Monadi avrebbero potuto rappresentare nel tempo la commedia, o secondo alcuni, il dramma, della vita.
La nostra attuale personalità è, sulla base di quanto finora visto, solo il simulacro, la caricatura, della Personalità Originale, così come l’attuale anima è solo l’ombra della Luce dell’Anima dell’inizio.
Tale struttura animica, come dicevo, è composta da più strati, aspetti, sempre disposti in modo settemplice (ad es. i sette chakra, i sette colori, le sette note ne rappresentano alcune evidenze).
Ci sono componenti che sopravvivono alla morte, che sono immortali (corpo astrale superiore e corpo causale che, assieme, danno vita all’essere aurale) e parti, invece, che le sono sottomesse e sono invece destinate a scomparire e degradarsi col tempo (corpo fisico, corpo eterico, corpo astrale inferiore, corpo mentale che costituiscono l’anima biologica).
Prima di proseguire, vediamo ora cosa sono in effetti i corpi sottili dell’anima biologica…
Il corpo eterico è il più denso di tutti e il più direttamente connesso con il corpo fisico. I cambiamenti dello stato fisico sono immediatamente avvertiti come variazioni di energia nel corpo eterico. La sua funzione è quella di strutturare dinamicamente il corpo fisico e conferire vitalità all'organismo. La separazione del corpo eterico dal corpo fisico è ciò che sul piano visibile determina la morte.
Il corpo astrale è meno denso ma ancora più complesso del corpo eterico; riflette lo stato emotivo dell'individuo, ed è sede e motore dei sentimenti, dei desideri, delle emozioni.
Il corpo mentale è costituito dall'unione della mente con gli organi di percezione, ed è il corpo adibito alla formulazione del pensiero. Sede dell'io e delle intuizioni, ma ancora al di sotto della percezione pura spirituale, non ha un corrispettivo sul piano sensibile, né su quello animale, ed è pertanto esclusivo dell'essere umano.
Il corpo causale è una struttura energetica ulteriore, prima origine di ogni altra manifestazione, che connette l’uomo al mondo spirituale.
Al momento del trapasso, della morte, si verifica il passaggio da una condizione all’altra: dei quattro corpi che formano l’anima, la struttura psico-biologica con la quale siamo soliti identificarci, il più denso, il corpo fisico, cessa definitivamente di vivere entro le 72 ore successive al decesso.
Gli altri tre corpi continuano ad esistere nei propri relativi campi d’azione (eterico, astrale, mentale), nell’al di là, nel sovrasensibile, per un periodo variabile per ciascuno che, generalmente, non tende a superare i 700 anni circa. In questo lasso di tempo avviene una sorta di rielaborazione del vissuto, si tirano le somme, si integrano gli insegnamenti che andavano colti in “vita”. Man mano che ciò avviene, uno dopo l’altro anche questi corpi sottili si deteriorano, perdono vitalità fino a ritornare al cosmo come energia primordiale, “morendo”, o meglio ritrasformandosi, a loro volta.
Ciò che di loro sopravvive è una forma di memoria, una serie di “files” energetici che racchiudono la sintesi dei risultati raggiunti nei rispettivi ambiti (astrale=emozionale, mentale=esperenziale). Queste memorie si sommeranno a quelle preesistenti nei livelli animici superiori (corpo astrale superiore, corpo causale) creando i presupposti esistenziali, karmici, della successiva incarnazione nella materia.
Al termine di questo periodo di transizione, di rilettura dell’ultima esistenza fisica, la Monade, di nuovo svuotata, è pronta ad associarsi ad una nuova anima in divenire, adottando una ennesima creatura umana, aggiungendo un nuovo anello alla lunga catena delle continue nascite e morti, il ciclo del samsara, delle ripetute reincarnazioni.
Ma attenzione! La componente animica superiore cui mi riferisco (l’essere aurale), è priva di una reale Coscienza/Io autonoma in grado di decidere, è una specie di super computer virtuale che ha comunque bisogno di un software adatto (una nuova quadruplice anima) e di un capace informatico (una personalità che ne diventi l’idoneo strumento esperenziale) per poter nuovamente vivere nel mondo materiale e, finalmente, compiere la sua missione finale.
Le sue “scelte”, che determineranno la storia della vita futura nella materia del sistema microcosmico di appartenenza, su questo o su un altro pianeta, saranno dettate dalle risonanze generate dall’interazione di tutte le memorie energetiche immagazzinate nel tempo, e non da una libera reazione psicologica personale, da una presunta volontà (anche perché ancora inesistente, latente).
Esse saranno, cioè, la mera applicazione di leggi universali, neutre, automatiche e imparziali (del karma, dell’attrazione, ecc.).
In quest’ottica, non vi è mai un presunto giudizio divino che premia o costringe all’espiazione! Ciascuno attirerà nella sua vita (dal concepimento in poi) esattamente ciò che gli compete, niente di più e niente di meno. Il suo destino si baserà esclusivamente sulla ferrea e obiettiva logica dettata dal complesso piano evolutivo divino previsto per l’intera umanità, lui incluso.
Come abbiamo visto, la Monade non perde mai il ricordo del passato, ma lo immagazzina in una banca dati non accessibile solitamente alla mente conscia, strumento della personalità attuale. Ciò nonostante, con appropriate tecniche (ad es. l’ipnosi regressiva) è possibile dare uno sguardo ad alcuni di questi files e, così facendo, poter ricostruire certe antiche storie del passato karmico monadico.
In altre parole, non è mai l’attuale personalità, la presente coscienza/ego della nostra anima biologica, a reincarnarsi perché, come detto prima, è destinata comunque a perire dopo un certo periodo, determinato dalla somma degli anni vissuti dal concepimento al decesso e di quelli trascorsi nel post-mortem, nell’al di là, fino alla sua definitiva dissoluzione.
Ripeto, una cosa è la componente animica superiore, immortale, altra cosa è la nostra anima biologica, la nostra struttura psico-fisica.
Compito essenziale di quest’ultima è proprio quello di risvegliarsi dal “sonno di morte” in cui riversa, identificata com’è con i propri pensieri e le proprie emozioni.
Suo obiettivo sarà quello di avviare un processo di trasmutazione alchemica della sua piccola anima/personalità, che, dopo un opportuno apprendistato iniziatico, dovrà cedere il passo ad un Uomo Nuovo, trasfigurato. E’ a quel punto che nella Monade rinasce una nuova Personalità, molto simile a quella Celeste smarrita, ma arricchita da tutti i ricordi e da tutte le esperienze formative accumulate nel tempo (la goccia ritorna all’oceano, ma con la consapevolezza di essere l’oceano, non più di farne solo parte!).
Questo è, secondo me, il vero Senso della Vita!
Questa diventa anche la cura della “malattia dell’anima” (l’assenza della consapevolezza divina di un tempo): curando questa “malattia” realizziamo finalmente il compito della nostra vita, la rinascita nello e dallo Spirito!
In sintesi:
Un microcosmo, una Monade, è un sistema vitale complesso di cui una delle sue numerose parti è, temporaneamente, la nostra anima biologica mortale con la sua personalità;
si vive una sola volta, almeno con la attuale coscienza/ego, a meno chè non si ottemperi a quanto riportato al punto 12;
attualmente voi siete solo un’anima vivente, non eterna, compresa nella dimensione spazio-temporale;
ogni anima che nasce non è altro che un prodotto biologico di due genitori fisici; non è di per sé spirituale e nemmeno proviene da una determinata regione di vita invisibile, a meno che una Monade non si sia abbinata ad essa, per effetto di particolari risonanze fra il progetto individuale di vita previsto dalla Monade stessa e il potenziale genetico-familiare offerto dall’anima biologica;
la morte del corpo fisico corrisponde al momento di transizione nel piano del sovrasensibile dei corpi sottili (eterico, astrale e mentale) di una anima biologica;
con la morte la fiamma della vita individuale (l’anima) si spegne progressivamente dopo un tempo più o meno lungo e di essa non resta più nulla, oltre alcune memorie impersonali che le sopravvivono;
quindi, dopo il decesso, che sancisce il termine di una esistenza nella materia, avviene una seconda morte anche nell’al di là;
l’anima biologica è procreatrice; la collettività delle anime biologiche può suddividersi quasi all’infinito; una anima se ne va, un’altra viene;
parallelamente alla nostra corrente di anime, ce ne sono numerose altre nel nostro universo spazio-temporale, che differiscono tra loro per il livello vibratorio e coscienziale;
la vita dello Spirito può intersecare quella dell’anima, ma questo non è detto che succeda necessariamente a tutti ed in ogni momento della propria vita: il voler vedere lo Spirito in un’anima biologica equivale a giudicare uguali cose in realtà sostanzialmente differenti, seppur, a certi livelli, simili;
pertanto, è in questa esistenza che ci si deve decidere per la vita o per la morte;
infatti, la nostra vera missione consiste nel collaborare al progetto evolutivo della “nostra” Monade, divenendo il sub-strato della rinascita di una nuova Anima, nella quale confluire, identificandoci, e così “guadagnare” l’immortalità;
solo l’anima biologica rinata, che ha vissuto la trasfigurazione dei suoi elementi, che è divenuta consapevole di essere parte integrante e attiva di un microcosmo spirituale, riconosce pienamente la sua filiazione divina;
se questo non dovesse accadere in questa vita, un’altra manifestazione, un’altra anima biologica lo farà nel nostro microcosmo, in seno alla Monade nella quale ci troviamo ora a vivere, forse fra qualche migliaio di anni, in nuovi contesti, ma quest’altra manifestazione non saremo certo noi!
Antonio Bufalo
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