Dalla Malattia alla Guarigione!
AUTOGUARIGIONE OLISTICA
Conferenza tenuta il 09.03.13 da Antonio BUFALO
Coordinatore C.I.DI.B. - Pres. A.P.S. Armonya - Doctor of Naturopathy h.c.
Il primo punto da sottolineare è che il potere di guarigione appartiene unicamente all'individuo, in nessun caso la guarigione può essere "creata" dall'esterno, cioè non è il medico o il farmaco a guarire ma è sempre l'individuo malato che risponde ad una cura adeguata e realizza la propria guarigione. Ciò che dall'esterno può essere fatto è "semplicemente" utilizzare degli stimoli adeguati affinché il sistema corpo-mente possa reagire a una situazione di malattia o di disagio.
Sostanzialmente, possiamo riferirci a due tipi principali di cause dei nostri disturbi:
-le cause orizzontali, quelle materiali, che seguono una logica temporale legata ad un evento passato (ad es. ho preso freddo e mi è venuto il raffreddore)
-le cause verticali sono quelle che tengono conto dell'unità che esiste tra corpo e mente (l'uno specchio dell'altra) e che vanno ad individuare una tematica psichica non risolta quale la causa della patologia in atto.
Si definiscono cause orizzontali quelle materiali, che seguono una logica temporale (ho preso freddo e mi è venuto il raffreddore, ho contratto un virus e mi è venuta l'influenza, ho ereditato un certo gene e si è sviluppata una patologia del metabolismo).
Questo ordine di cause esiste sempre ma non è sufficiente a generare una malattia: non tutte le persone che prendono freddo o che inalano il virus influenzale si ammalano, anche tra gemelli (che possiedono un identico patrimonio genetico) non necessariamente si sviluppano le stesse patologie.
Le cause verticali sono quelle che tengono conto dell'unità che esiste tra corpo e mente (l'uno specchio dell'altra) e che vanno ad individuare una tematica psichica non risolta quale la causa della patologia in atto.
Sebbene i due ordini di cause esistano sempre contemporaneamente, una cura basata solo sul piano orizzontale (cioè fisico) tratterà esclusivamente la superficie del problema, il campanello di allarme con cui il problema si è affacciato nella nostra vita. Per trattare le cause profonde delle malattie, e poter dire di affrontare una guarigione nel senso completo del termine, è indispensabile prendere in considerazione lo psichismo della persona, capire qual'è il messaggio che il corpo comunica, ed attuare nella propria vita quelle modifiche nel modo di pensare e di comportarsi che saranno essenziali per la guarigione olistica (cioè globale) di corpo e mente.
A questo punto i più penseranno che è impossibile modificare il proprio modo di pensare, le proprie convinzioni sulla vita (a cui siamo attaccati come ostriche al loro scoglio), ed invece l'esperienza personale di ogni terapeuta su se stesso e sugli altri dimostra l'esatto opposto. E' non solo possibile ma anche auspicabile, e può contribuire a creare un mondo migliore, per noi stessi e per i nostri cari.
Sebbene i due ordini di cause esistano sempre contemporaneamente, una cura basata solo sul piano orizzontale (cioè fisico) tratterà esclusivamente la superficie del problema, il campanello di allarme con cui il problema si è affacciato nella nostra vita. Una vera guarigione non può avvenire se non siamo disposti a prendere in considerazione le cause verticali e, soprattutto, se non si scopre il loro vero movente!
Infatti, la malattia è sempre il risultato dell’interazione di MOVENTI ENTROPICI (tendenti al disordine e alla disgregazione, che si manifestano come cause orizzontali e verticali) e di MOVENTI SINTROPICI (tendenti all’ordine e alla perfezione):
essa nasce dalla nostra incapacità di soddisfare le condizioni richieste dal nostro Progetto di Vita (cause collocate nel futuro = la nostra evoluzione), ma i sintomi che utilizza sono determinati dal materiale su cui agisce, cioè dal nostro corpo e dalla nostra storia (cause collocate nel passato).
Quindi, la soluzione della malattia non sta solo nella cura dei sintomi o nel rielaborare il passato della persona, ma soprattutto nella capacità dell’individuo di ricollegarsi al suo futuro, alla propria meta, espressione della sua missione di vita e dello scopo divino dell’esistenza! La malattia diventa, in questo modo, una guida che ci permette di diventare consapevoli dei modi che abbiamo utilizzato per soffocare e fuggire la sofferenza interiore.
Finché non prendiamo coscienza delle nostre fughe, finché ci rifiutiamo di cambiare, la malattia, i sintomi e la sofferenza permangono e continueremo a vederci sfuggire dalle mani il filo d’oro del senso della vita!
Ma come sorge la malattia?
Un affaticamento, di carattere mentale o fisico (stress), riduce l'energia dell’organismo al punto di non metterlo più nelle condizioni di poter eliminare le tossine (rifiuti organici) che si sono accumulate nell'organismo. Ciò crea l’inquinamento del sangue, della linfa e del sistema nervoso, generando una condizione chiamata “TOSSIEMIA". Il corpo, non tollerando tale situazione, cercherà di liberarsi delle tossine con una "crisi di auto-guarigione”, una sorte di lavoro di pulizia; questo lavoro farà apparire ciò che viene chiamata disfunzione o malattia.
Pertanto, ogni cosiddetta malattia è una crisi in cui l'organismo cerca di liberarsi dalle troppe tossine che si sono accumulate nell’organismo.
Le malattie, perciò, non sono altro che uno sforzo fatto dalla natura per sbarazzare il corpo dalle tossine.
Ogni trattamento che intralci questo lavoro di eliminazione fa fallire la natura nel suo intento di auto-guarigione.
La salute è lo stato naturale degli esseri viventi; la malattia (intesa come corredo sintomatologico) è il tentativo del corpo di ritrovare la salute:
la malattia è una scelta vitale e fisiologica finalizzata alla guarigione, una “benattia”!
La malattia acuta è un processo breve ed energico, essa rappresenta il modo naturale e normale con cui si eliminano rapidamente le tossine accumulate. Questa naturale funzione del corpo si manifesta attraverso febbre, tosse, diarrea, infiammazioni, produzione di muco, mal di testa, dolori muscolari, prurito ecc. Si avvertono anche debolezza, sonnolenza e mancanza di appetito, in quanto l'organismo utilizza la maggior parte delle energie per la disintossicazione e non le vuole utilizzare per la vita di relazione o per i processi digestivi.
La malattia cronica si sviluppa nel tempo grazie a un preciso stile di vita e alla soppressione dei sintomi acuti. Il risultato è un danno strutturale a organi, tessuti e cellule del corpo. Nelle malattie croniche, le tossine si depositano nei tessuti, negli organi, limitando progressivamente le normali funzioni.
Perché le patologie si cronicizzano nell'organismo?
La risposta sta nella considerazione che una malattia per continuare ad esistere… deve essere alimentata! Paradossale ma vero: noi alimentiamo giorno per giorno i nostri malanni, li teniamo in vita, a volte addirittura li coccoliamo e li proteggiamo strenuamente.
Vi sono molte ragioni per essere attaccati ai nostri malanni: la prima è che sono diventati parti di noi e della nostra vita, sono abitudini e corrispondono a schemi ormai fissi di convivere con la quotidianità.
La seconda è rappresentata dai cosiddetti “benefici secondari”.
Ogni patologia nasconde in sé un cosiddetto vantaggio secondario. Ad es. il vantaggio secondario di una lombalgia può essere quello di essere legittimati a lamentarsi, di una cefalea di essere legittimati ad isolarsi dal mondo, di un'influenza di essere legittimati a riposarsi, ecc…
Se ad una donna anziana i propri reumatismi servono ad avere su di sé l'attenzione di tutta la famiglia, nessun medico potrà guarire questa condizione, perché per la mente reattiva della donna lei non potrebbe sopravvivere senza richiamare così l'attenzione dei suoi cari.
Noi non siamo assolutamente coscienti dei vantaggi secondari di ciò che lamentiamo, e che coscientemente vorremmo curare.
La soluzione a questa grande trappola dell'inconscio personale sta nel prendere coscienza di quali siano questi vantaggi e provare ad attuarli indipendentemente dalla scusante della patologia (prendersi il diritto di lamentarsi, di riposarsi, di fare insomma autonomamente le proprie scelte senza bisogno di un alibi).
Per comprendere le cause che innescano un qualsiasi disturbo, dobbiamo necessariamente far riferimento ad un concetto essenziale: la POLARITA’.
Tutto il mondo così come lo conosciamo si compone di due principi universali e complementari, due forze opposte e polari, lo yang (principio maschile)
e lo yin (principio femminile). Tutto è polare, e si divide tra il giorno e la notte, la luce e l'ombra, l'uomo e la donna, l'energia e la materia, e così via.
Tutto può essere descritto in termini di Yin o Yang
1. Yin e Yang sono opposti
Qualunque cosa ha un suo opposto, non assoluto, ma in termini comparativi. Nessuna cosa può essere completamente Yin o completamente yang; essa contiene il seme per il proprio opposto: il freddo può diventare caldo; "ciò che va su deve venire giu'".
2. Lo Yin e lo Yang sono interdipendenti
L'uno non può esistere senza l'altro. Per esempio, il giorno non può esistere senza la notte.
3. Lo Yin e lo Yang possono essere a loro volta suddivisi in Yin e Yang
Ogni manifestazione di Yin o yang può essere ancora suddivisa in Yin o yang. Per esempio la temperatura: può essere suddivisa in calda o fredda; ma il freddo può a sua volta essere suddiviso in fresco e gelato, etc.
4. Lo Yin e lo Yang si consumano e si sostengono a vicenda
Lo Yin e lo yang sono costantemente mantenuti in equilibrio. Se uno aumenta, l'altro diminuisce. Però ci possono essere degli sbilanciamenti, che creano problemi; i quattro possibili sbilanciamenti sono: eccesso di Yin, eccesso di yang, insufficienza di Yin, insufficienza di yang.
5. Lo Yin e lo Yang possono trasformarsi l'uno nell'altro
Ad un certo punto, lo Yin può trasformarsi nello yang e viceversa: la notte si trasforma in giorno; il calore in freddo; la vita in morte.
Anche la nostra individualità è polare e si compone di sfaccettature della personalità che conosciamo ed accettiamo (Jung chiamava questa parte dell'individuo persona, che in latino significa maschera, perché è la parte con cui ci presentiamo agli altri) e di sfaccettature che non accettiamo e che abbiamo rimosso (Jung definiva ciò l'ombra).
Le nostre zone d'ombra, coscientemente rifiutate, continuano nonostante ciò ad esistere e a volersi manifestare. Se il nostro psichismo non gli consente una manifestazione diretta allora si faranno sentire indirettamente, proprio attraverso i sintomi.
La malattia diventa, in questo modo, un messaggio che ci permette di diventare consapevoli degli atteggiamenti quotidiani che hanno permesso l’accumulo di tossine endogene ed esogene. Le stesse tossine non sono altro che degli “specchi”, degli aiuti, dei pretesti che ci permettono di evidenziare un disagio più profondo nascosto. A questa consapevolezza possiamo giungere attraverso la comprensione della
“Legge di Attrazione”!
La Legge di Attrazione afferma che “il simile attira il simile”:
tutto ciò che viviamo è stato attratto da noi, in funzione del nostro modo di pensare. Quando formuliamo un pensiero, ne attraiamo contemporaneamente altri simili; diventiamo quello a cui pensiamo di più, e attraiamo anche ciò a cui pensiamo maggiormente. I nostri pensieri, dotati ognuno di una loro specifica frequenza coerente, si trasformano negli eventi concreti della nostra vita, emanando un segnale magnetico che attira verso di noi i loro simili.
Attraiamo come calamite le persone che ci circondano, il lavoro che svolgiamo, gli eventi della nostra vita, la salute, le tossine, la malattia, la ricchezza, i debiti, la gioia, l’infelicità. Purtroppo, la maggior parte delle persone pensa di più a ciò che non vuole, ed è proprio questo che continua a verificarsi. Alla Legge di Attrazione non importa se per noi qualcosa sia buono o cattivo, né se lo vogliamo o non ne sentiamo il bisogno. Quando ci concentriamo e focalizziamo l’attenzione sulle cose che non vogliamo (es. “Non voglio questa malattia”) essa ci procurerà ciò a cui stiamo pensando, che continuerà puntualmente a verificarsi, perché stiamo chiamando a noi quella cosa dall’Universo con un’intensità infinita. La legge non tiene conto dei “no” e dei “non”, o di qualsiasi altra parola che esprime negazione.
Ciò che pensiamo adesso sta creando la nostra vita futura; i nostri pensieri sono semi, il raccolto che faremo dipende proprio dai semi che abbiamo piantato. Se ci lamentiamo, la legge di attrazione ci fornirà inesorabilmente altre situazioni di cui lamentarci; se ci concentriamo sulle cose che non vogliamo, di cui abbiamo paura o che desideriamo evitare, la nostra vita sarà piena di disagi e sofferenze. La nostra vita può cambiare, se noi decidiamo di modificare i nostri pensieri, emettendo una frequenza diversa nell’Universo; in tal modo ritorniamo a essere arbitri della nostra vita, senza dare alcuna importanza agli eventi del passato, a ciò che ci è successo, alla apparente sfortuna di essere nati in una famiglia sbagliata o in un luogo sbagliato.
Legge del simile o dell’attrazione o dello specchio È la legge per la quale ogni essere umano ha a disposizione l’universo per conoscersi. Ma come fa a conoscersi attraverso l’universo? Usando la legge dello specchio, della risonanza, dell’attrazione, per cui quello che noi attiriamo dal di fuori lo attiriamo perché è già presente in noi. Ogni volta che attiriamo un comportamento, una persona, un avvenimento, una malattia che ci dà fastidio, in quel momento noi abbiamo l’opportunità, grazie a questa situazione, di conoscerci. Quando non siamo consapevoli di quello che siamo, la vita attraverso gli altri ce lo manda a dire. Ecco perché allora attiriamo certe esperienze, certi comportamenti, certe modalità, che spesso si ripetono. Non è un caso: se io, rispetto a quell’esperienza che sto attirando e che mi infastidisce, fossi già divenuto consapevole che sono anch’io in quella maniera, quell’esperienza non mi avrebbe dato affatto fastidio. Questo discorso diventa fondamentale da vivere e da mettere in pratica. Non esiste la sfortuna, che spesso tiriamo in ballo per giustificarci. Esiste solo un basso livello di consapevolezza. Tutti “pensano” di operare bene, ma poi si lamentano dei risultati. Con umiltà e onestà dobbiamo capire che se raccogliamo male a un qualche livello, anche se non ce ne rendiamo conto, stiamo seminando male. Quindi ciò che vediamo negli altri è la proiezione di ciò che è dentro di noi: il simile attira il simile. L’occhio è la finestra dell’anima e la bellezza, al pari della bruttezza, è negli occhi di chi la guarda. Il simile è colui che pur condividendo con un’altra persona il senso della stessa esperienza, manifesta reazioni e comportamenti diversi. La dinamica è la stessa, però la esprimiamo in modo diverso. Ecco perché si parla di simile e non di uguale. Bisogna essere intellettualmente onesti e rivederci tramite questa legge. Se abbiamo attirato quel tipo di comportamento, non c’è possibilità di errore: lì c’è uno specchio. Questa è una legge universale. Chi vuole sapere e chi non vuole. Chi non vuol sapere va facilmente incontro alla sofferenza, non come castigo, ma come ultima unica occasione per guarire. Noi tutti attiriamo persone ed esperienze che vibrano alla nostra stessa frequenza. Dobbiamo avere l’onestà di ammetterlo: nulla ci capita per caso, ma attiriamo tutto, inconsapevolmente a livello incosciente, ma consapevolmente a livello animico. Sta a noi portarlo a livello della coscienza, e per fare questo ci sono due strumenti: l’umiltà e l’onestà con se stessi. Una donna che, nonostante cure specifiche, va continuamente incontro a vaginiti ripetute deve interrogarsi sulla qualità del rapporto col suo partner e su se stessa. I batteri, i bruciori urinari, non sono più un caso. E la guarigione si può raggiungere solo attraverso l’accettazione di questi atteggiamenti o comportamenti altrui. Pertanto, lo specchio diventa indispensabile per portare consapevolezza dove non c’è, per portare la luce dove ci sono le tenebre del giudizio, della critica e della aspettativa. Senza lo specchio non si può arrivare alla consapevolezza; senza il simile inizia il caso, con il caso inizia il caos, quindi si ha una visione casuale della vita con la perdita di vista del suo significato. «Dio non gioca a dadi col destino degli uomini» (Albert Einstein). E, aggiungo io, non ci urla la verità negli orecchi, ma la sussurra delicatamente a chi vuole ascoltarla, dall’ultima cellula ai più elevati livelli di coscienza. Ci sono due modi per metterci in rapporto con un’altra persona: a. giudizio, critica, aspettativa; ciò crea una separazione, quindi un conflitto; b. specchio, risonanza, accettazione.
Quando riusciamo a riconoscerci in qualche cosa capiamo che l’altro non c’entra più niente, è solo un aiuto per scoprire noi stessi, per conoscerci. Questo è il vero significato del porgere l’altra guancia, del dare il mantello a chi ci chiede la tunica, di camminare venti miglia con chi ci obbliga a camminare un miglio. Il problema non è modificarsi, migliorarsi: la gente è abituata a pensare che per poter star bene bisogna fare qualche cosa. Fare psicoterapia, fare un cambiamento ecc. Come dire che se scopro di essere testardo devo diventare elastico. Scopro di essere critico, devo diventare tollerante. No, io non devo niente! Alla tolleranza non si arriva in questa maniera. Tu al positivo non arrivi negando il negativo. Questo è moralismo, non è un processo di consapevolezza e di guarigione.
Si arriva alla positività nel riconoscimento e nella accettazione di quello che “consideri” negativo, che è semplicemente quello che sei. Il cambiamento non deve avvenire mai in base a una scelta morale, o meglio moralistica, per cui ti dici «sono negativo, devo diventare positivo». Perché questo già sottende un giudizio, che è quello che devi evitare. Anche la scelta delle parole è molto importante. Cerchiamo di eliminare le parole che hanno insito in sé un giudizio. Diventiamo “armonici” quanto più ci riconosciamo e ci accettiamo in quello che per noi è disarmonico. Non è un problema di etica, ma di conoscenza. Conoscere e accettarci per quello che siamo serve a rendere sopportabile e non patogeno il carico che ci portiamo addosso, serve a risolvere i conflitti. Stiamo bene quando attiriamo il positivo perché quelle persone non fanno altro che confermare quello che dentro di noi accettiamo, mentre le persone negative ci confermano quello che di noi non accettiamo. Ma se vogliamo evolverci dobbiamo prendere in considerazione non soltanto quelle positive, ma soprattutto quelle che “consideriamo” negative perché ci fanno capire come non ci accettiamo e ci portano pian piano ad accettarci attraverso loro. Ma non si può accettare ciò che non si conosce. Queste persone sono i veri angeli (dal greco anghelos, che significa “annunciatore”). Esse ci annunziano quello che siamo.
Pertanto, il segreto del Benessere Psico-fisico è celato in un concetto fondamentale:
imparare a RICONCILIARSI!
Riconciliarsi con il proprio corpo, con il cibo, con i propri comportamenti, con i propri pensieri e sentimenti, abbandonando la vecchia abitudine della facile critica, del giudizio e della condanna degli altri e di noi stessi.
Occorre reimparare a valorizzare tutto ciò che siamo, facciamo e abbiamo: tutto è infatti strumento di consapevolezza!
Abbiamo così l’opportunità di rivelare “l’intenzione positiva sintropica” implicita in ogni nostra esperienza, e imparare a godere in assoluta libertà dei tanti suoi benefici secondari!
Due studiosi americani (C. Hirshberg e M.C. Barasch) hanno dimostrato che non esiste patologia classificata come incurabile che non abbia registrato almeno un caso di guarigione. In uno studio approfondito su queste guarigioni incredibili hanno visto che non esiste un metodo terapeutico più efficace di altri o soggetti che sono più predisposti alla guarigione sulla base della loro tipologia caratteriale.
Eppure esisteva sempre un fattore comune che avvicinava casi tra i più disparati (guarigione avvenute a Lourdes e guarigioni dopo interventi palliativi in caso di metastasi disseminate, guarigioni sciamaniche e guarigioni avvenute senza fare alcun tipo di terapia); il fattore in questione era sempre un profondo CAMBIAMENTO DI COSCIENZA!
Accettazione → Non conflitto → Eustress → Salute
… Ma quali sono le tossine/specchio su cui focalizziamo la nostra attenzione? …
Vi sono 6 principali tipi di Tossine che possono accumularsi nel nostro sistema vitale o legarsi ad esso:
1.Fisiche
2.Alimentari
3.Comportamentali
4.Psico-Emozionali
5.Bioenergetiche
6.Karmiche
TOSSINE FISICHE
Possono essere di tipo biochimico ed agire creando disturbi nel Corpo Fisico a livello organico/funzionale : fra di esse annoveriamo i residui organici del nostro metabolismo, quelli tossici di virus e batteri, tutte le sostanze inquinanti del cibo, dell’acqua e dell’aria che possono essere assunte o inalate, volontariamente (fumo) o inconsapevolmente (smog, pesticidi nelle verdure, residui nocivi del metabolismo di alimenti non tollerati, ecc.).
Fra le tossine fisiche possiamo anche includere l’elettrosmog da radiazioni ionizzanti e non (campi elettromagnetici) che interagiscono con la funzionalità elettro-bio-fisica delle cellule dell’organismo.
TOSSINE ALIMENTARI
Rappresentate dalle Bio-Incompatibilità Alimentari Bioenergetiche (BIAB) che sono tutte quelle ipersensibilità individuali alle biofrequenze di alcuni cibi, che causano un campo di disturbo in grado di interagire con il normale flusso bioenergetico dell’organismo umano. Le BIAB includono non solo tutte le Intolleranze e Allergie Alimentari che coinvolgono il sistema immunitario e/o quello gastro-intestinale, ma anche tutte le sottili incompatibilità, acquisite o ereditate, capaci tuttavia di influenzare direttamente o, molto più spesso, indirettamente, il sistema metabolico generale.
TOSSINE COMPORTAMENTALI
Prodotte da tutte quelle abitudini deleterie che pur essendo di dominio pubblico, studiate ed ampiamente confermate nella loro dannosità dal mondo scientifico, continuano ad essere ininterrotte compagne della nostra vita quotidiana:
• dipendenze (fumo, droghe, alcool)
• sedentarietà
• cattiva alimentazione
• bere poca acqua
• cattiva respirazione
• abuso di farmaci
• mancanza di sonno
• sovraffaticamento psico-fisico (STRESS)
TOSSINE PSICO-EMOZIONALI
Gli stati d'animo positivi (bontà, gioia, fiducia) aumentano il benessere e comunicano un sentimento di pienezza, di appagamento. Ma i pensieri negativi (paura, scoraggiamento, tristezza, odio, rancori, ansia, preoccupazioni, rabbia) hanno un'azione depressiva che può portare anche alla e emozioni vengono inibite (ad es. siamo stati educati a non arrabbiarci in pubblico), bloccate (le abbiamo frenate sul nascere: ad es. non riusciamo a dare un bacio per strada al nostro compagno/a perché è sconveniente), giudicate (“…non è giusto farlo!”), non elaborate (non riusciamo a capirne il senso, ritenendoci vittime immotivate) e lasciate fluire liberamente in noi (perché “criminalizzate” dai nostri condizionamenti), si trasformano in potenti Tossine Psico-Emozionali.
TOSSINE BIOENERGETICHE
Sono di natura sottile, energetica e riguardano il Corpo Eterico, una sorta di involucro di energia vitale che ci compenetra e avvolge per pochi centimetri.
In esso l’energia scorre attraverso un sistema di circolazione che ci permette lo scambio interno (fra organo e organo, tessuto e tessuto) ed esterno (con il mondo circostante). Questo sistema veicola l’energia sostanzialmente mediante i Meridiani (sottili canali energetici che attraversano tutto il corpo) e i Chakra (una sorta di centraline di controllo e trasformazione dell’energia). Quando si verifica un blocco, un eccesso o una diminuzione del flusso energetico in uno qualsiasi di questi distretti si manifesta la “tossina bioenergetica”, concausa del sintomo patologico di cui determina la somatizzazione e dislocazione nel corpo.
TOSSINE KARMICHE
Si sviluppano su almeno tre livelli fra loro interconnessi:
1. individuale: di pertinenza della propria storia personale, prodotte e accumulate dal concepimento in poi,
oppure di natura ereditaria (animico-spirituale), preesistente alla nascita;
2. familiare: appartenente al comune destino della genealogia familiare;
3. collettivo: caratteristico di una comunità più ampia, nazionale o sovranazionale.
Ogni tossina è la diretta conseguenza di altre tossine a lei precedenti e causali, propedeutiche alla sua manifestazione a livello corporeo:
vi è una assoluta interdipendenza fra i 6 tipi di tossine/specchio!
Pertanto, ogni tossina è funzionale per l’ancoraggio degli altri 5 tipi di tossine, senza i quali non avrebbe ragione di esistere come fonte di malessere del corpo.
Drenando le tossine fisiche, aiutando l’organismo a disintossicarsi, sicuramente stimoliamo il corpo a ridurre i disturbi ad esse legati, producendo un temporaneo miglioramento.
Può però questa strategia essere risolutiva e condurre alla completa guarigione?
NO!
Perché le tossine fisiche sono solo l’ultima fase, quella per noi più tangibile, di un processo più complesso di intossicazione, che affonda le radici nei disagi psico-emozionali più profondi ed inespressi, che rappresentano il nostro passato irrisolto.
Sono fra questi altri 5 tipi di tossine, collegate ed ancorate a quelle fisiche, da cercare i veri moventi di ogni disagio! Pertanto, occorrerà progressivamente avviare anche il loro drenaggio e la loro trasformazione se si vorranno ottenere risultati definitivi !
Finché non riconosciamo ed accettiamo il legame che esiste tra malattia e tossiemia e continuiamo a lottare contro di essa anziché cercare di comprenderla e darle il giusto significato, essa continuerà a manifestarsi e, se blocchiamo i suoi sintomi, questi si riproporranno nuovamente come nuovi disturbi
o nella forma di processi degenerativi ancora più gravi.
Il sintomo, dunque, è una specie di linguaggio in codice, serve solo a comunicarci un messaggio:
significa che stiamo facendo qualcosa che non va bene per noi, che ci allontana dal nostro naturale stato di salute, intossicandoci.
Nel momento in cui cessa di esistere la condizione nella coscienza che ci faceva star male (alla base della nostra tossiemia), non c'è alcuna ragione che il sintomo continui a manifestarsi.
Noi dirigiamo la nostra coscienza, che è energia, con i nostri pensieri ed i nostri atteggiamenti, e possiamo scegliere quelli più idonei al nostro scopo, che è guarire ed essere sempre più noi stessi. Questo significa che, se siamo in grado di alimentare la nostra tossiemia con una decisione che non funziona per noi, siamo anche capaci di modificare tale situazione. Questo processo può avvenire semplicemente perché ci rendiamo conto di aver imboccato una strada che non va e lasciamo andare la cosa che ci provocava tensione e stress: ritorniamo allora al nostro stato naturale d'equilibrio e facciamo le cose che sono più giuste per noi, liberandoci da tutti i tipi di tossine accumulate.
Bisogna quindi mettere in grado il corpo di auto-guarirsi.
Il che non significa non curarsi, ma significa invece dare un senso al sintomo e occuparsene in maniera diversa, per quanto possibile nel rispetto della natura, senza metterlo a tacere con una pastiglia. Si tratterà quindi, per esempio, anche di mangiare correttamente, di verificare la giusta idratazione del corpo, di ricevere il giusto riposo e così via. Ciò nonostante, all’occorrenza, soprattutto nelle fasi iniziali, saranno utili trattamenti biologici capaci di riequilibrarci e di fornire la giusta opportunità di rielaborazione del messaggio implicito nel disturbo stesso.
Facciamo l’esempio di un disturbo epatico.
Esso potrà essere causato progressivamente da:
1.Accumulo di tossine nel fegato;
2.Un blocco del Meridiano del Fegato e del 3° Chakra;
3.Collera inespressa;
4.Un atteggiamento continuo di rancore;
5.La tendenza familiare all’astio e all’intolleranza;
6. ereditarietà karmica (passato irrisolto).
Se ci limiteremo a depurare solo il fegato con dei farmaci drenanti il risultato sarà inevitabilmente relativo e limitato, seppur apprezzabile con sufficiente immediatezza!
LA MEDICINA SPIRITUALE
La visione olistica e spirituale della medicina concepisce la guarigione come il ricongiungimento della personalità con la propria dimensione animica dimenticata. La malattia rappresenta il segnale che il sentiero dell'anima è stato disatteso e in quanto tale non è affatto un errore o un fastidioso inconveniente, bensì un prezioso alleato da ascoltare ed interpretare correttamente.
Apportare alla propria vita gli adeguati cambiamenti mentali e comportamentali rende inutile il permanere dei sintomi; il campanello di allarme si spegne nel momento stesso in cui l'individuo ritorna ad essere in sintonia con la propria essenza interiore. Osservata da questo punto di vista ogni guarigione è un atto sacro e dovrebbe poter essere vissuta come tale sia da parte del medico, sia da parte del paziente. Anticamente il medico a seguito del suo giuramento diventava un "sacerdote di Esculapio" e sapeva di essere solamente un tramite del volere divino mediante il suo operato, oggi la visione tecnica e burocratica ha soppiantato del tutto l'aspetto spirituale della cura ed il medico si affida esclusivamente al proprio raziocinio e ad analisi strumentali concepite da un paradigma scientifico che ignora del tutto le interconnessioni tra corpo, mente e spirito.
In tutte le medicine tradizionali, invece, queste interconnessioni non erano affatto ignorate, poichè la medicina manteneva la sua connotazione di "sacra arte del guarire". Il nostro augurio è che in un prossimo futuro le avanzate conoscenze scientifiche che abbiamo conseguito sul piano materiale possano essere felicemente coniugate con una rinnovata visione spirituale dell'esistenza, in modo da realizzare quel "matrimonio alchemico" che solo potrà garantire vera salute e benessere e permetterci di GUARIRE SECONDO L’ANIMA!