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Biorisonanza e Medicina Vibrazionale

ANALISI VIBRAZIONALE e BIORISONANZA

I Test bioenergetici si basano sui cosiddetti “fenomeni di risonanza” che avvengono per mezzo delle interferenze tra vibrazioni. La parola "risonanza" viene dall’acustica: se una corda, o qualunque altra sorgente sonora caratterizzata da una certa frequenza, è investita da un’onda di frequenza nettamente diversa, si comporta come un sistema rigido, o quasi; ma se le due frequenze, quella propria e quella esterna, differiscono poco l’una dall’altra, la sorgente entra in oscillazione raggiungendo in breve tempo notevole ampiezza, e rinforzando quindi il suono. Si dice allora che essa entra in "risonanza". In altre parole, la risonanza si ha quando la frequenza della "eccitazione" e' identica alla frequenza di vibrazione naturale dell'oggetto. Ad esempio un cantante puo' riuscire a rompere un calice se la frequenza del canto e' identica alla frequenza naturale di vibrazione del bicchiere.

La risonanza biologica è un fenomeno che avviene ovunque in natura: a livello atomico sappiamo che gli elettroni girano intorno al nucleo su orbite energeticamente definite; perché un elettrone passi da un’orbita inferiore ad una superiore deve ricevere energia con caratteristiche frequenziali molto precise. Passando da una superiore ad una inferiore emetterà energia di quella stessa frequenza: tale frequenza è la "frequenza di risonanza".

Sebbene il livello energetico dell’uomo vari da momento a momento e da un giorno all’altro, il corpo tende a vibrare sempre ad una particolare frequenza. Anzi per essere più precisi, su particolari, determinate e specifiche frequenze. Da un punto di vista energetico il corpo umano, se indebolito o sbilanciato, vibra a frequenza diversa e meno armoniosa di quando è in salute, come riflesso di uno stato di squilibrio energetico generale dell’organismo. Pertanto, lo stato di malattia sarebbe uno squilibrio energetico con presenza di frequenze anomale da rapportare alle influenze di fattori vari (esterni ed interni) che hanno determinato la rottura dell’equilibrio armonico frequenziale dello stato di salute.

L’esperienza dimostra che la reazione individuale ad un impulso informativo esterno, ad es. il contatto del corpo con corpi estranei, fa osservare diversi tipi di riflessi muscolari, biochimici, neuronali, elettromagnetici, ecc dell’organismo. Con ciò è possibile differenziare e misurare le diverse risposte ad impulsi informativi esterni differenti.

Ad esempio, si è sperimentato come, alle persone sensibilizzate, basta solo il contatto del peperoncino in bocca, che immediatamente si scatena una risposta a livello del plesso emorroidario.

Lo stimolo, in questo caso, non può aver fatto in tempo a viaggiare per via nervosa, data la lentezza del tempo di conduzione, e tanto meno per via ematica, ancora più lenta.

Bisogna pensare a un’altra via di conduzione: le onde specifiche della sostanza sono andate per via elettromagnetica a stimolare il tessuto sensibile, che andando in "biorisonanza" ci avverte col bruciore o prurito, ecc. della sua reazione.

Ulteriore conferma si ha se si prende in considerazione il cosiddetto "Test Mentale o Verbale”, riportato a fenomeni di suggestione, di chi solo al pensare o sentire una cosa provoca una evidente risposta dell’organismo con crisi allergica o dolore: ad esempio lo scatenarsi di uno starnuto solo pensando alla polvere domestica è sicuramente da interpretare come un fenomeno di "biorisonanza".

Il corpo fisico (cellule, organi, sistema immunitario, ecc.) viene raggiunto dall’onda pensiero, immagine elettromagnetica emessa dal cervello, che va ad informare tutto l’organismo e dove trova il bersaglio che va in risonanza si manifesta la risposta, alla stessa maniera di un circuito oscillante radio o la lastra di vetro che vibra ad una determinata nota musicale o il bicchiere che per risonanza, forza fisica, si rompe a distanza mediante l’urto coerente delle onde sonore.

In questa ottica, così come il modello UOMO ha un suo standard morfologico, così ad ogni struttura è associata una frequenza ed un timbro specifico: una propria identità vibrazionale. Come una alterazione morfologica di una cellula, un organo, o una struttura ci può evidenziare una patologia, così dall’analisi di un suono si può riconoscere il tipo di strumento e identificare le varie note, egualmente dall’esame, mediante la biorisonanza, della “situazione frequenziale” di un soggetto, possiamo appurare il suo stato di essere se patologico o di salute. E mediante le stesse tecniche appurare anche se la terapia eventuale è la migliore ed opportuna per perseguirne la guarigione. [1]

Se si riesce a rapportare la reazione dell’organismo ad un “fenomeno di risonanza”, allora è possibile per mezzo dello stesso fenomeno di risonanza, fare una “domanda” all’organismo con l’ausilio di una “sostanza test” da accostargli, alla quale l’organismo può poi rispondere, reagire, in modi diversi, normalmente in base ad un sistema binario SI-NO (normo/ipo-iper-tonia) che ne evidenzia o meno la sua compatibilità.

TEST BIOENERGETICI

Le metodiche più frequentemente usate possono essere strumentali (Eav, Vega Test, Mora, Bicom, ecc.) o prevedere lo studio di riflessi muscolo-tendinei, come nella Kinesiologia.

La Kinesiologia è un metodo che utilizza l’energia che connette il corpo, l’anima e lo spirito di ciascuno. E’ una tecnica diagnostica e terapeutica allo stesso tempo che si basa essenzialmente sul test muscolare; attraverso lo studio e la percezione del tono di uno o più muscoli del corpo si ha la possibilità di acquisire molteplici informazioni sulla condizione del nostro organismo, inteso nell'unità di corpo e psiche, e si arriva addirittura con estrema facilità ad aprire una forma di dialogo, fatto di risposte positive o negative, con il nucleo più profondo della persona.

Questo tipo di test si avvale di un particolare riflesso muscolare, documentato scientificamente [2], anche se il suo funzionamento non è ancora stato chiarito. Accade infatti che, in presenza di un prodotto che l'organismo riconosce come "non valido", si determini un calo di forza muscolare quando la sostanza responsabile, alimento o altro, viene posta a contatto del corpo. Si pensa che questo fenomeno accada perché le emanazioni energetiche della sostanza che il corpo riconosce come "non buona", disturba l'energia organica influenzando in questo modo gli impulsi nervosi.

Il test dei medicinali è possibile perché nel corpo del paziente sono presenti frequenze di ordine e grandezza analoghe a quelle dei medicinali; tali frequenze vengono rafforzate, indebolite o annullate da quelle dei medicamenti per un fenomeno fisico d'interferenza ondulatoria.

D’altro canto, in funzione della ricerche del Prof. Popp [3], che hanno dimostrato come le cellule comunicano mediante segnali fotonici, siamo portati a pensare che è probabilmente questo il tipo di energia che scorre lungo i meridiani (i canali energetici che attraversano tutto il nostro corpo, secondo i dettami della Medicina Tradizionale Cinese).

Durante il test, inoltre, grazie alla compresenza ed interazione dell’operatore e del soggetto testato, in virtù del fatto che si lavora con le energie di entrambi, è possibile accedere ad informazioni ancora più ricche e complesse.

Del resto anche la teoria della relatività afferma che il mondo è condeterminato dallo stato di movimento dell’osservatore. Egli fa sempre parte del sistema: durante l’osservazione egli valuta e le sue valutazioni entrano nel sistema stesso (teoria di indeterminazione di Heisenberg).

Una valutazione dei singoli fattori concausali per lo sviluppo di una malattia può essere condotta solo all’interno dei processi del singolo organismo. Per creare l’accesso a processi non facilmente oggettivabili e a condizioni molteplici di patogenesi in modo rapido, dovremmo pertanto servirci di un modello cosciente in cui è integrato anche l’osservatore.

L’induzione di un’interazione tra il campo di un individuo, il cui campo serve ora come area di proiezione passiva – chiamato normalmente “persona testata” – ed un altro individuo, il cui campo serve come area di proiezione attiva (“tester”), è una proprietà straordinaria del cervello umano.

IL CAMPO PRIMARIO

Il soggetto da testare sviluppa un determinato campo bioenergetico nel quale avvengono e sono avvenute tutta una serie di manifestazioni, fra le quali anche alcune “patologiche” di cui non sempre è consapevole. Avere coscienza vuol dire anche attivare certe aree cerebrali, come nel caso in cui un pensiero specifico attiva una particolare area cerebrale che, a sua volta, è in stretta relazione riflessologica con alcuni tessuti specifici, un organo, una emozione, ecc. Queste attivazioni possono essere misurate con l’elettroencefalogramma. Esse creano un “campo mentale” spiegabile dal punto di vista fisico, perché dove c’è un flusso elettromagnetico c’è anche un campo, che possiede l’energia in grado di superare i limiti del corpo fisico divenendo misurabile strumentalmente.

Ma come avere un approccio diretto, diagnostico capace di farci individuare quali sono i veri problemi? Per questo è necessario decodificare il riconoscimento del campo.

L’esperienza ci dimostra che questa decodificazione può avvenire per mezzo della risonanza con altri campi. Ciò significa che se c’è un altro campo il cui contenuto è conosciuto, che può andare in risonanza con il primo, esso potrà servire come strumento per decodificare i significati del campo primario. [1]

IL CAMPO DI DECODIFICAZIONE

Uno dei più importanti presupposti empiricamente riscontrati nei tests bioenergetici e kinesiologici è che questi sono possibili solo se è presente un tester in grado di produrre un campo di decodificazione con risonanze corrispondenti. Solo un secondo organismo umano coinvolto nel test con la stessa intensità del paziente da testare ed in “sintonia” con questi, pare essere in grado di produrre campi biologicamente e bioenergeticamente equivalenti, che hanno qualità di risonanza importanti (campo di decodificazione specifico).

L’impiego di impulsi elettromagnetici (“digitalizzazione” di sostanze, nosodi, ecc. in diluizione omeopatica), fiale test omeopatiche, simboli grafici, segni alfa-numerici (algoritmici) nel procedimento del test, meccanismi di integrazione del test stesso, permette con una astrazione analogica, una elaborazione più veloce della interrelazione dei contenuti del campo.

Appoggiando sul paziente una fiala test allopatica o omeopatica, eseguendo una localizzazione kinesiologica, eseguendo un “mudra”, visualizzando sentimenti, pensieri, ricordi, alimenti, oggetti, ecc. è possibile, nella pratica, impregnare il campo primario del paziente in modo tale da creare una risonanza specifica capace di fornire chiare indicazioni diagnostiche.

Le spiegazioni più plausibili a tali fenomeni sono sostanzialmente di due tipi: la prima fa riferimento alla capacità innata dell’organismo del paziente (“saggezza intuitiva”) di riconoscere ciò con cui è in sintonia e ciò che non lo è; la seconda vede nel tester l’artefice di tale scoperta.

Il fatto che, come è noto, testers diversi abbiano spesso risultati differenti con lo stesso soggetto, pur considerando l’intervento di diversi eventuali campi di disturbo nei tests successivi, deporrebbe per la seconda ipotesi. Eccezioni fortuite non sono la prova di una oggettività di questi metodi bioenergetici (Kinesiologia applicata, Vega test, Eav, ecc.), ma solo un segno del fatto che due persone diverse sono in grado di servirsi di “campi di decodificazione” (convenzioni psico-fisiche) strutturati in modo simile (questo è particolarmente frequente, ad esempio, nelle prove pratiche effettuate durante i seminari ed i corsi di insegnamento di tali tecniche, in cui più operatori diversi ottengono spesso risposte uguali).

L’ipotesi più attendibile sembrerebbe quella secondo la quale qualsiasi localizzazione kinesiologica, mudra, fiala test o altro strumento usato con il paziente, permetta al tester di autospecificare sempre il campo di decodificazione mediante apposite “convenzioni mentali”. Il tester “sa”, nel momento in cui impiega una delle tecniche diagnostiche bioenergetiche quale è il parametro di riferimento per individuare la risposta più consona. Questo attiva naturalmente aree cerebrali specifiche del tester, e crea un “campo mentale” (risultante di più circuiti neuronali attivi) che si sovrappone e si integra al campo primario del paziente; diventa, così, una sorta di “filtro” attraverso cui poter rapportare e interpretare correttamente i segnali ricevuti di risposta.

INTERAZIONE TRA CAMPO PRIMARIO E CAMPO DI DECODIFICAZIONE

Se il “campo primario” cioè il campo energetico del paziente, ed il “campo di decodificazione”, cioè quello del tester, con l’aiuto delle fiale test o del campo dei pensieri generato dal “mudra” o altra tecnica, corrispondono, si crea una risonanza, una corrispondenza del contenuto del “campo primario e del campo di decodificazione” assieme, che porta ad un “collasso” o ad una abolizione per qualche secondo del “campo primario”, per un fenomeno di “eliminazione” (disattivazione momentanea delle barriere inconsce di protezione dai possibili campi di disturbo esterni).

Questo implica la risposta immediata sensoriale del test bioenergetico sotto forma di modificazione della resistenza cutanea sugli agopunti (Vega Test, Eav, ecc.) o la modificazione dei riflessi muscolari (kinesiologia), ecc.

Con la ricerca del mezzo terapeutico più efficace (rappresentato ad esempio dalla fiala test di un farmaco omeopatico) si ottiene, quindi, la compensazione del deficit (disorder energetico) prima evidenziato in fase diagnostica: la risonanza di campo neutralizza il “campo di disturbo” relativo al problema evidenziato e il riflesso o il potenziale elettrico dell’agopunto ritorna nella sua situazione iniziale di normalità. In altri termini, si individua il processo che “formatta” il campo di decodificazione, che corrisponde, nel suo contenuto, al riconoscimento del campo primario: ad es. si scopre che “arnica 5 CH” è il rimedio per un dolore articolare.

Pertanto, le condizioni indispensabili alla buona riuscita del Test risultano:

- esserci la compresenza del soggetto e del tester in grado di generare un “campo di decodificazione” di risonanza;

- essere vicini al paziente da testare o, ancora meglio, essergli “connesso” mediante contatto fisico (toccandogli la mano, ad es.) o strumentale (manipolo o elettrodo di un apparecchio bioelettrico);

- avere una tecnica specifica con la quale il linguaggio dell’inconscio, cioè le reazioni involontarie al test (variazioni elettriche degli agopunti, della traspirazione cutanea, dei riflessi muscolari e così via), possa essere stimolato e interpretato;

- avere una tecnica specifica con la quale possa essere definita la conoscenza sia del campo primario che del campo di decodificazione (fiale test, localizzazioni kinesiologiche, mudra, ecc.).

INDUZIONE DI UN CAMPO DI DECODIFICAZIONE

Ma come può essere indotto un tale campo di decodificazione in maniera ottimale?

Si è constatato che la creazione di un rapporto empatico fra l’operatore ed il soggetto, messo a suo agio e tranquillizzato mediante un pacato approccio verbale e, a volte, con l’ausilio di alcuni mezzi di supporto (esercizi di respirazione, musicoterapia, stimolazioni riflessologiche, ecc.) è enormemente propedeutico alla buona riuscita del test: il paziente lascia momentaneamente cadere la reticenza, la sfiducia ed i blocchi energetici, quasi sempre inconsci, aprendo nuovi canali non verbali di dialogo che sviluppano un nuovo campo, frutto dell’interazione dinamica dei due campi con quello ambientale nel quale entrambi operano in quel momento (ecco l’importanza di ambienti confortevoli privi di fonti di disturbo elettromagnetico, geopatico, cromatico, ecc.). Tale campo è strettamente proporzionale al campo di decodificazione generato dal tester e ne rappresenta una misura sia come potenza che come precisione della conoscenza, in grado di influenzare la qualità del test. Un tale campo, in realtà, sembra essere “attivato” dallo stesso tester attraverso la focalizzazione ottenuta attraverso gli strumenti di bioelettronica, le fiale test, i rimedi “digitalizzati”, ecc. Un campo del genere sembra avere molti punti in comune con quello ipotizzato dal biologo inglese Rupert Sheldrake, il campo morfico.

I CAMPI MORFICI

“I campi morfici sono regioni d’influenza all’interno dello spazio-tempo, localizzati dentro e intorno ai sistemi che organizzano. Essi limitano ovvero impongono un ordine all’indeterminismo intrinseco dei sistemi che presiedono. I campi che presiedono allo sviluppo e al mantenimento della forma corporea si chiamano morfogenetici. Quelli che si occupano della percezione, del comportamento e dell’attività mentale si chiamano campi percettivi, comportamentali e mentali. In mineralogia sono definiti cristallini e molecolari. In sociologia sono detti sociali e culturali.

Comprendono in sé, e connettono, le varie parti del sistema che sono preposti ad organizzare. Così un campo cristallino organizza i modi secondo cui le molecole e atomi si ordinano all’interno di un cristallo. Il campo di un animale plasma le cellule e i tessuti all’interno di un embrione, ne guida lo sviluppo fino a che esso assuma la caratteristica forma della sua specie. Un campo sociale organizza e coordina il comportamento degli individui che lo compongono, per esempio il modo in cui ciascun uccello vola all’interno del suo stormo. Il campo morfico conduce i sistemi a esso sottoposti verso mete o obiettivi specifici. Per Sheldrake il campo stesso si evolve. Esso non è fissato una volta per tutte.

La sua struttura dipende da ciò che è accaduto in precedenza. Contiene una sorta di memoria.

Attraverso la ripetizione, i modelli che organizza divengono sempre più probabili, sempre più abituali. Secondo Sheldrake, il primo campo di un dato tipo, per esempio il campo del primo cristallo d’insulina, o quello di una nuova idea, diciamo la teoria di Darwin sull’evoluzione, comincia a esistere grazie a un salto creativo la cui fonte evolutiva ci è sconosciuta. Forse si tratta del caso. Forse si tratta dell’espressione di una creatività intrinseca alla mente e alla natura. Una volta che questo nuovo campo, questo nuovo modello di organizzazione, ha cominciato a esistere, esso si rafforza attraverso la ripetizione. E’ sempre più probabile che il modello si riproponga.

I campi divengono una sorta di memoria cumulativa, evolvendosi nel tempo, e sono alla base della formazione delle abitudini. Infatti, secondo la sua ipotesi, “i campi morfici umani si estendono oltre il cervello, fin nell’ambiente circostante, legandoci agli oggetti che cadono sotto la nostra percezione e rendendoci capaci di agire su di essi attraverso le intenzioni e l’attenzione” [4]

In campo psicoanalitico permette una lettura bio-fisica della teoria dell’inconscio collettivo di Carl Gustav Jung. In campo sistemico-relazionale offre una valida spiegazione del funzionamento delle Costellazioni Familiari di Bert Hellinger. In termini di gruppi sociali infatti, il campo morfico sottende all’idea che ogni gruppo di persone è organizzato da un campo, e che questo campo non è solo una struttura organizzatrice nel presente, ma contiene anche una memoria di quello che era quel gruppo sociale nel passato, attraverso cui ogni individuo è collegato con la risonanza morfica. Questo processo si determina per tutti i sistemi riscontrabili in natura e corrisponde a ciò che Sheldrake ha chiamato causalità formativa, ossia il meccanismo grazie al quale le cose assumono la loro forma, o la loro organizzazione.

PROVE A SOSTEGNO

Quando Sheldrake introdusse per la prima volta la sua ipotesi sulla causalità formativa e sui campi morfici nel libro “A New Science of Life”, la prestigiosa rivista inglese New Scientist dichiarò al riguardo che “la scienza occidentale ha purtroppo creato una falsa costruzione del mondo e delle creature che esso contiene [...] Quanto Sheldrake propone è scientifico. Ciò non significa che egli abbia ragione, ma che la sua teoria è sperimentalmente controllabile”.

Il modo più semplice per sperimentare la realtà dei campi morfici, è quello di osservare le società di organismi, in particolare separando gli individui in modo tale che non possano comunicare tra loro attraverso canali sensoriali normali; se in tal caso si continua a verificare una forma di comunicazione, risulterà evidente l'esistenza di un legame fornito dal campo morfico.

Per esempio nessuno è in grado di comprendere come le colonie di termiti (piccoli insetti ciechi) riescano a coordinarsi in modo tale da costruire dimore complicate con un’architettura interna di enorme complessità. Anche nel caso in cui una colonia venga separata in due parti da una lastra d’acciaio, entrambi i lati continuano a cooperare perfettamente (probabilmente augurandosi che prima o poi tale lastra venga tolta).

Nessuno capisce come sia possibile per uno stormo di uccelli o un banco di pesci a cambiare direzione talmente in fretta, e sarebbe più corretto dire simultaneamente, senza che nessun individuo rischi minimamente di scontrarsi con un altro.

Inoltre, i due ricercatori russi Peter Gariaev e Vladimir Poponin (ed il gruppo di collaboratori dell’Istituto di Fisica Biochimica dell'Accademia Russa delle Scienze), hanno recentemente osservato un nuovo fenomeno di accoppiamento elettromagnetico tra il campo energetico di un raggio laser ed un campione di DNA. Tale osservazione consiste nella misurazione di un nuovo campo nella sub-struttura del vuoto mai osservato in precedenza, ed in grado di fornire informazioni qualitative e quantitative circa le proprietà del campo elettromagnetico del DNA. I due scienziati hanno chiamato questo fenomeno “effetto del DNA fantasma in vitro”, abbreviato con l’appellativo di DNA fantasma. Durante alcuni esperimenti riguardanti la misurazione dei moti vibratori di campioni di DNA, hanno assistito ad un effetto del tutto inaspettato: il campo elettromagnetico del DNA, sottoposto a irradiazione laser, continuava a persistere a lungo anche dopo la rimozione del campione stesso di DNA fisico. Gariaev e Poponin effettuarono tutti i controlli possibili ripetendo l’esperimento diverse volte, fino a prendere in considerazione l’ipotesi di lavoro suggerita dai risultati sperimentali: nel vuoto fisico c’è qualche nuova sub-struttura di un campo che è stato precedentemente ignorato. Inoltre, viene anche suggerita l’ipotesi che tale effetto sia solo un esempio possibile di una più generale categoria di effetti elettromagnetici che rappresentano la base sperimentale di importanti percorsi di ricerca come, per esempio, la biologia quantistica, le dinamiche non-lineari del DNA e, infine, le interazioni morfiche proposte da Sheldrake tra i sistemi biologici.

La teoria di Sheldrake sostiene che la risonanza morfica si manifesta nella fisica, nella chimica, nella biologia, nella psicologia, e nelle scienze sociali. Sistemi di antica formazione come gli atomi di idrogeno, i cristalli salini e le molecole di emoglobina sono governati da campi morfici talmente potenti, da abitudini talmente radicate, che è difficile osservarvi il più piccolo cambiamento”. [5]

CONNESSIONI CON LA FISICA QUANTISTICA

Sheldrake formula l’ipotesi che la non localizzazione – uno dei principi fondamentali della fisica quantistica – sia essenziale ai campi morfici, in quanto come le parti di un sistema quantico mantengono la loro connessione se sono stati collegati in passato e rimangono sempre unite - con una connessione immediata - da un campo quantico; analogamente avviene per un campo morfico.

L’autore ritiene che quando le parti di un sistema sociale vengono separate queste mantengono un collegamento analogo alla non localizzazione riscontrata nella fisica quantistica. Sheldrake ritiene possibile una reinterpretazione dei campi morfici alla luce della fisica quantistica, la cui applicazione si estenderebbe fino a coprire l’organizzazione biologica e sociale.

Come sostiene lo stesso Sheldrake, riferendo di una discussione con il fisico David Bohm, egli ritiene che la sua teoria è molto simile a quella di Bohm. "C’è una grande similitudine tra l’idea di campo morfico e la teoria dell’‘ordine implicato’ di Bohm, l’ordine ‘avviluppato’ dentro quello ‘esplicato’ cioè svelato, di cui facciamo esperienza. La teoria di Bohm che si fonda sulla non separabilità dei sistemi quantistici (universo olografico), si rivelò straordinariamente affine alle mie proposte". [6]

CAMPI MORFICI (C.M.) E INDAGINE BIOENERGETICA

“Poiché tutte le informazioni relative ad una persona, ogni azione ed ogni avvenimento della vita, sono registrate in questi CM, in essi si nasconde un inimmaginabile tesoro cognitivo. Coloro che padroneggiano la tecnica adatta per accedere a questo tipo di informazioni, possiedono una chiave universale per aprire porte nascoste!

Il settore terapeutico è senza dubbio quello che può meglio beneficiare della tecnica di lettura dei campi morfici. Un interessante campo di applicazione di questo metodo, infatti, riguarda la raccolta dettagliata di antecedenti patologici per ottenere diagnosi più rapide e precise nei confronti dei pazienti. Essi vengono “sondati a priori” in relazione specifica al loro stato di malessere, per individuarne cause scatenanti, implicazioni sulla psiche, sul soma e sulla componente emotiva. Ciò consente di ottenere una lettura più ampia del soggetto rapportato alla sua malattia e permette l’individuazione di terapie e cure mirate che riducono sensibilmente i margini di errore commettibili in mancanza di tali elementi.

I campi morfici forniscono dunque un importante chiave di decodifica dell’essere umano apprezzato nella sua integrità: in essi, infatti, rimane memorizzato tutto ciò che il paziente ha vissuto e sperimentato nel suo passato, pertanto gli operatori che oggi vi lavorano sono in grado di richiamare informazioni così complete sui loro pazienti da ottenere un immagine quanto mai olistica delle problematiche che li affliggono e delle relazioni che intercorrono tra esse. [7]

ACCESSO AL CAMPO MORFICO

In linea di principio, ciascun individuo ha la possibilità di instaurare un collegamento con i CM per attingervi informazioni. Ciò significa, ad esempio, che da questi CM un operatore, come già indicato, è in grado, di ricevere tutte le informazioni che desidera sul suo paziente. Quando questa facoltà sarà usata nelle terapie, sarà possibile, dunque, formulare in breve tempo diagnosi alquanto precise. Si individua la terapia giusta al momento della scelta e si concepiscono addirittura nuovi metodi di trattamento. Ecco un esempio nella prassi…

Il naturopata Ulrich Elsner usa da tempo questo metodo. Egli raccoglie nel campo morfico informazioni mirate sul cliente. Ciò lo aiuta, completando le sue conoscenze tecniche, a prendere le decisioni giuste nell'individuare un rimedio, o nella scelta della terapia adatta.

Egli racconta il caso di una donna di 24 anni sofferente di neurodermite. Tutti i metodi tradizionali di trattamento usati non avevano avuto alcun esito su di lei. Il naturopata indagò su quale fosse la causa prima della malattia e dai CM venne a sapere che all'età di tre anni la paziente aveva subito abusi sessuali da parte di uno zio. Quando diplomaticamente fece accenno a questa correlazione, scoprì che era davvero così. La donna è guarita solo dopo aver preso coscienza dell'elemento scatenante ed in seguito ad un ulteriore trattamento. Da allora non ha più sofferto di neurodermite. Ulrich Elsner conferma che la causa di un problema fisico va cercata, spesso, in un'esperienza psichica non elaborata. [7]

COME SI ACCEDE A QUESTE INFORMAZIONI?

Una delle premesse più importanti per comunicare con i CM, è la sincronizzazione degli emisferi cerebrali. Ciò consente di aprire un nuovo canale informativo, attraverso il quale possono fluire le informazioni provenienti dai CM.

Il vantaggio determinante di questo tipo di teorie e tecniche, è dato dalla possibilità di inserirsi in uno spazio libero da vincoli temporali. Si potrebbe forse descrivere questo fatto immaginando di essere l'interprete principale all'interno di un ologramma, dove razionalità ed emozioni rimangono a disposizione e le nuove informazioni acquisite possono essere comprese ed elaborate con successo.

Per comprendere meglio, prendiamo in esame l'analisi dello schema di funzionamento squisitamente polare del nostro cervello: è risaputo infatti che il cervello è composto da una metà sinistra, deputata al linguaggio e al pensiero analitico, e da una metà destra che guida l'immaginazione costruttiva e l'intuizione. Ma per le motivazioni descritte, ogni individuo è portato ad utilizzare l'uno o l'altro di questi emisferi in maniera separata e distinta, sostando prevalentemente nella parte sinistra, razionale, analitica.

Si è potuto constatare però che, solo quando entrambe le parti lavorano in sincronia, l'uomo è in grado di attingere nuove risorse/informazioni, analizzarle razionalmente e tradurle nella realtà. Durante questa fase il tracciato dell' EEG dimostra infatti che il cervello incrementa la sua attività interagendo in modo sinergico tra i due emisferi, mentre l'analisi delle onde cerebrali evidenzia sia i range di frequenza dello stato di veglia, che quelli del sonno profondo. Ciò significa che si crea una condizione percettiva ideale che consente, in risposta a domande specifiche, di ricevere informazioni altrettanto specifiche, con il non trascurabile vantaggio di poterle poi elaborare e riordinare analiticamente, partendo da un punto di vista enormemente più ampio.

Con un training mirato, è possibile stimolare una sincronizzazione congiunta dei due emisferi. Grazie a questa tecnica, il cervello stabilisce una specie di punto di contatto con i CM. In successione, si possono, dunque, “scaricare” informazioni in modo simile a quanto avviene in Internet, usando un motore di ricerca: si pone una domanda e si ottiene la risposta sotto forma di impulsi di varia natura, che dovranno poi essere interpretati nel modo appropriato. Tutto ciò avviene in stato di veglia, a mente chiara e lucida!” [7]

Si potrebbe quindi ipotizzare che il “campo morfico” possieda una struttura energetica che può essere modulata, attraverso la “risonanza morfica”, affidandole precise informazioni che possono successivamente essere percepite e decodificate!

Questa affascinante ipotesi è alla base di moderne interpretazioni di molti fenomeni apparentemente irrazionali, come le percezioni extrasensoriali (fra le quali si possono anche annoverare le straordinarie intuizioni diagnostiche che alcuni specialisti a volte hanno), che in questa ottica multidimensionale avrebbero una collocazione e spiegazione non più border-line, ma sufficientemente comprensibile e verosimile!

In realtà, il campo di decodificazione indotto mentalmente dal tester sarebbe, quindi, un campo informazionale morfico, cui accedere tramite l’armonica collaborazione di aree cerebrali di entrambi gli emisferi, contemporaneamente attivi. A questo l’operatore giunge dopo congruo training, quasi istantaneamente, mediante l’uso di supporti (ad es. le fiale test) che ne amplifichino e focalizzino l’immenso potenziale di indagine (come avviene, ad esempio, nei test di Kinesiologia Omeosinergetica).

Ma da che cosa è composto il campo morfico? …da energia, vibrazioni …?!?

VIBRAZIONI E “ONDE DI FORMA”

Il mondo nel quale viviamo è costituito principalmente da vibrazioni; la musica è un esempio immediatamente comprensibile, ma anche le particelle di luce vibrano, seppur in modo diverso da quelle sonore; vi sono poi vibrazioni talmente sottili che non possono essere percepite attraverso i sensi, ma che generano ugualmente delle forme concrete.

Per rimanere nel mondo del suono, ricordiamo che nel secolo scorso Ernest Chadny, suonando delle note con l'archetto di un violino e ponendolo su dischi metallici coperti di sabbia mentre era ancora in vibrazione, riprodusse delle forme che variavano al variare della vibrazione emessa dall'archetto. Erano figure simili a mandala e suonando note differenti dimostrò che la frequenza vibratoria di ogni suono genera disegni geometrici diversi. Poiché il suono non è l’unico elemento di vibrazione, possiamo comprendere che ogni tipo di vibrazione contribuisce alla creazione di una forma.

Tutte le onde elettromagnetiche, tra cui le onde cosmiche, le onde sonore, fino alle energie più sottili, comprese quelle emesse dall'attività cerebrale ed altre (non tutte misurabili da strumentazioni scientifiche) sono anche "onde di forma". Queste, come dice la parola, sono prodotte dalla specifica forma di tutti i corpi, di tutti gli oggetti, dalle forme geometriche, dai disegni, dai simboli.

Tutto ciò che è, si tratti di materia, energia o informazione, ha forma. Tutto ciò che ha forma è anche "onda di forma". La materia non emette solo le radiazioni conosciute, ma anche una vibrazione dovuta alla sua forma, la rifrazione angolare che è alla base di ogni emissione vibratoria, e che è stata battezzata “emissione ad onde di forma”. La lunghezza d’onda delle onde di forma è infinitesimale, dell’ordine degli angstrom, molto vicina a quella delle cellule, ma sufficiente per inscriversi, registrarsi nel campo morfico.

Anche gli esseri umani emettono vibrazioni ed onde di forma; esiste una gamma di frequenze comune a tutto il genere umano. Nel dettaglio, ogni chakra ha una determinata frequenza che diventa via via più rapida e sottile mano a mano che si risale lungo la colonna vertebrale; così pure i corpi sottili, corrispondono a specifiche lunghezze d’onda. Il corpo fisico rappresenta la parte più densa del nostro essere e ha la frequenza vibratoria più lenta. Ogni cellula Ë nutrita e compenetrata dal piano energetico che è conosciuto come corpo eterico. Questo vibra dall’interno della cellula e fuoriesce dal corpo fisico per alcuni centimetri; è un elemento ancora abbastanza concreto tant'è che è possibile vederlo facilmente nelle persone, nelle piante e negli animali; ciononostante la sua frequenza vibratoria è più veloce di quella del piano fisico. Abbiamo poi un corpo astrale che compenetra il fisico e l’eterico e ne fuoriesce prendendo la forma di un uovo; è chiamato campo aurico e in media raggiunge l'ampiezza delle braccia aperte.

Dall’unione di tutte queste vibrazioni si genera un’onda compresa in una determinata frequenza che caratterizza e distingue quella particolare persona; l’onda di forma individuale. [8]

Tutte le onde di forma, a loro volta, fanno parte di una unica realtà energetica olografica.

LA REALTA’ OLOGRAFICA

Le filosofie orientali affermano da sempre che ogni cosa è connessa. Oggi, la scienza olografica afferma che il nostro cervello elabora le informazioni provenienti da un ordine implicito, che collega ogni aspetto della realtà. Una teoria in particolare ripropone oggi una visione olistica della realtà, in cui tutte le cose sono interconnesse. Essa nasce da due interrogativi molto diversi, ma dalle risposte straordinariamente simili.

Nel campo della neurobiologia si è scoperto che la visione tradizionale, per cui i ricordi e le capacità individuali sarebbero localizzati in zone particolari del cervello, non corrisponde alla realtà: infatti, in casi di amputazioni di parti considerevoli di materia grigia, altre zone del cervello iniziano a svolgere le funzioni prima “appartenenti” alle aree perdute. Esse non sono quindi localizzate, ma diffuse in tutto il cervello e presenti in qualche modo interamente in ogni singola porzione di esso: come è possibile che qualcosa si trovi contemporaneamente dappertutto e da nessuna parte?

Analogamente nel campo della meccanica quantistica si è arrivati alla conclusione che due particelle “legate” tra loro (per esempio originate dallo stesso atomo radioattivo) mantengono la capacità di influenzarsi anche a grande distanza, in maniera istantanea. Una relazione di questo tipo è detta “non-locale”, perché apparentemente le particelle sono collegate tra loro al di là dello spazio. In un sistema quantistico di questo tipo, modificando un elemento si modifica istantaneamente tutto l’insieme: come può qualcosa trovarsi in un posto, dappertutto e da nessuna parte allo stesso tempo?

Cercando di rispondere a queste due domande un neurobiologo e un fisico, Karl Pribram e David Bohm, hanno avanzato l’ipotesi che sia il cervello che la realtà fisica siano strutturati come ologrammi, cioè immagini illusorie generate a partire da una realtà sottostante.

La tecnica degli ologrammi, inventata negli anni sessanta, permette di riprodurre immagini tridimensionali altamente realistiche. Un raggio laser viene scomposto e fatto riflettere su un oggetto, andando poi a impressionare una pellicola fotografica. Proiettando un nuovo raggio attraverso la pellicola, si crea un’immagine tridimensionale così realistica che l’oggetto fotografato sembra trovarsi realmente nello spazio davanti alla pellicola.

Bohm pensa che, proprio come in un ologramma l’immagine tridimensionale è prodotta dall’immagine impressa sulla pellicola, così la realtà sia composta da un “ordine esplicito”, cioè le cose come ci appaiono, e un “ordine implicito”, ovvero le leggi sottostanti. E Pribram ritiene che il cervello percepisca l’ordine implicito, “creando” poi la realtà sensibile “all’interno” della nostra mente. È importante notare che le due immagini, quella sulla pellicola e quella proiettata olograficamente, sono completamente diverse: non solo una è bidimensionale e l’altra tridimensionale, ma l’immagine sulla pellicola non assomiglia affatto all’oggetto fotografato: in effetti è un disegno “astratto”, simile a quello che si ottiene gettando due sassi in uno stagno (infatti come il disegno sull’acqua è creato dall’interferenza delle onde prodotte dai sassi, così il disegno sulla pellicola è creato dell’interferenza dei due raggi laser).

Ma è un’altra caratteristica peculiare degli ologrammi, a rendere interessante l’idea di Bohm e Pribram. Il modo in cui l’immagine fotografata è contenuta sulla pellicola infatti è molto diverso che in una foto normale. Se tagliamo a metà un normale negativo fotografico, otterremo naturalmente solo metà dell’immagine originale. Invece se tagliamo a metà una pellicola olografica e poi la colpiamo con un laser, apparirà nuovamente l’immagine intera. Anche continuando a ridurre la pellicola in pezzi sempre più piccoli, avremo sempre tutta l’immagine in ogni singolo frammento. L’immagine olografica si trova interamente in ogni punto della pellicola, proprio come le capacità mentali si trovano in ogni punto del cervello. E proprio come nei sistemi quantistici, la totalità è contenuta in ogni singolo punto.

Dunque se Tutto è Uno, e ogni cosa è il Tutto, nella realtà più profonda non valgono le normali leggi fisiche, non esistono lo spazio e il tempo né la concatenazione di cause e effetti. Questo permette di spiegare non solo i fenomeni per cui la teoria è stata sviluppata, ma anche tutti i fenomeni paranormali normalmente rifiutati dalla ricerca scientifica, come le coincidenze inspiegabili, la telepatia o l’apparente capacità della mente di influenzare la materia. Infatti se “tutto è uno” non ha più senso dire che una cosa provoca l’altra, che la mente modifica la realtà o legge in un’altra mente: semplicemente, due diversi fenomeni derivano dalla stessa e identica realtà sottostante.

Solo nell’ordine esplicito esistono due cose o due menti diverse: nell’ordine implicito esse sono la stessa cosa e la stessa mente. Il loro rapporto non ha più bisogno di essere spiegato, perché non c’è più alcun rapporto ma solo identità. [9]

CONNESSIONE STRUTTURALE OLOGRAFICA

Innanzitutto, è bene sottolineare che il metodo da noi applicato non sempre obbedisce alle consuete leggi scientifiche, per lo meno nella loro attuale formulazione, è perciò difficile cercare di spiegarlo con un linguaggio scientificamente ortodosso. Anche il linguaggio normale talvolta potrà essere inadeguato e ci troveremo a dover "creare" nuovi termini o prenderne in prestito qualcuno; ciò non rappresenta un ostacolo, perché ogni nuovo sviluppo scientifico o tecnologico richiede nuovi termini tecnici e nuovi paradigmi, che sarebbero del tutto incomprensibili per gli scienziati del secolo precedente.

Mediante una risonanza indotta, atta a creare una connessione strutturale olografica (holografic structural-link) tra soggetto da testare e operatore, è possibile accedere ad una “banca dati” pressoché infinita.

Cosa sono le holografic structural-links?

Sono collegamenti tra specifici campi di onde di forma di due oggetti, strutture, sistemi biologici, individui, appartenenti allo stesso campo morfico o a un campo di decodificazione opportunamente realizzato durante il test, che li associ per un certo lasso di tempo.

Come afferma Sheldrake …“Il veicolo attraverso il quale le informazioni vengono trasmesse da un sistema ad un altro viene definito risonanza morfica. Essa contiene in sé la possibilità che un’entità influisca su di un’altra simile, che modelli di attività influiscano su altri modelli di attività successivi e analoghi. Questi influssi passano attraverso, e dentro, lo spazio tempo. Quanto maggiore è la somiglianza tanto più potente è la risonanza morfica. La risonanza morfica è il fondamento di tutta la memoria intrinseca ai campi, a tutti i livelli di complessità.” [4].

Una delle sorprendenti scoperte fatte durante gli esperimenti di creazione di “connessioni strutturali olografiche” riguarda il risultato della ricerca: la connessione creata perde i consueti confini temporali! Infatti, è possibile rilevare dettagli circa condizioni personali e situazioni anche molto antecedenti al momento dell’effettuazione del test, “leggendo” la storia psico-energetica individuale inscritta nel campo morfico del soggetto testato!

Dal punto di vista della fisica Newtoniana, questi fenomeni appaiono incredibili mentre, alla luce delle attuali scoperte della fisica quantistica, sembrano essere la testimonianza di una realtà multidimensionale ancora tutta da scoprire.

La materia è solo una forma attraverso cui si esprime lo “spirito della materia” della fisica moderna. Max Planck, uno dei più importanti fisici del nostro tempo, ha scritto: "Non esiste la materia di per sè. Tutta la materia prende origine, ed esiste, solo a causa di una forza che porta gli atomi ad oscillare, tenendoli insieme, a formare quello che è il sistema solare microscopico dell’atomo. Poiché nell’universo non esiste una forza intelligente, né eterna, dobbiamo considerare uno spirito cosciente ed intelligente dietro questa forza. Questo spirito è la base di tutta la materia.”

Gli atomi consistono di circa l’1% di materia, il resto è vuoto. Per fare un paragone, una palla del diametro di 5 km avrebbe un nucleo atomico della misura di un pisello, ed elettroni ancora più piccoli. Addirittura questo piccolo ammontare di materia può trasformarsi in onde, o “non materia”. In questo stato ondulatorio, di natura elettromagnetica, le particelle di materia possono essere informate da altre onde elettromagnetiche.

La fisica moderna è piena di miracoli. Esistono ancora più domande che risposte, ma ora molte scoperte possono essere trasformate in atti pratici. [10]

BIORISONANZA VIBRAZIONALE

Marco Bischof, autore del best seller "Biophotonen - Das Licht in unseren Zellen" (Biophotons - the Light in our Cells) scriveva nel 1987: “ Molto prima che la moderna fisica quantistica spiegasse che ogni sostanza ha una radiazione caratteristica, altre correnti avevano questa opinione. E’ in realtà un’idea molto antica che una forza, una “atmosfera”, fuoriesca da qualunque oggetto, o forma geometrica rappresentandone l’essenza ed il suo stato.”

Ognuno di noi, ed ogni cosa, quindi, possiede un proprio campo morfico, nel quale sono conservate tutte le informazioni specifiche. Con alcuni test bioenergetici è possibile accedere a queste informazioni, ed addirittura re-informare questi campi, qualora fossero squilibrati.

Il “pattern bioenergetico” da noi impiegato è rappresentato da matrici algoritmiche psicotroniche [*] ognuna delle quali possiede una sua onda di forma caratteristica, che entrerà o meno in risonanza con il sogg. testato, producendo, in caso di responso positivo al test, un “disorder control” nell’operatore.

Questo fenomeno è la chiave di lettura di tutto il test. Esso è dovuto ad una repentina e istantanea variazione, in eccesso o in difetto, di alcuni valori bioenergetici, e rappresenta la risposta dell'organismo (in chiave si/no) a stimoli adeguati.

La valutazione del rimedio "risonante" con l'organismo, fornisce non solo indicazioni di ordine terapeutico (quale rimedio è particolarmente indicato), ma anche di ordine diagnostico consentendo all’operatore di orientarsi sulle cause del disturbo. In questo modo, il test consente all’operatore di effettuare uno screening bio-energetico preliminare sullo stato di benessere generale del soggetto.

In altre parole, quindi, il test analizza il campo di disturbo generato da un cibo o da un qualsiasi elemento: diventa una sorta di “analizzatore di distonia di campo”!

Tutto questo è possibile perché l'organismo umano è un sistema cosiddetto aperto o ciberneticamente organizzato, in modo che ogni cellula sia costantemente informata sullo stato di tutte le altre.

L’interpretazione dei valori trovati permette di innescare un campo di decodificazione propedeutico ad una analisi esaustiva.

Integrata dalle altre informazioni raccolte dal test, diventa una forma di ricerca olistica e dinamica dello stato bioenergetico di un soggetto a vari livelli: organico-cellulare, metabolico, nutrizionale, comportamentale e psico-emozionale.

L’indagine consente di evidenziare gli stretti rapporti esistenti fra psicologia, abitudini comportamentali, emozioni, meridiani, chakras, organi e cellule del soggetto testato e ci permette di ottenere delle precise indicazioni circa il suo biotipo, le predisposizioni costituzionali individuali ai disturbi e le bio-incompatibilità alimentari.

Pertanto, pur senza vantare alcuna prerogativa strettamente diagnostico-clinica, permette di individuare facilmente in quale settore conviene indirizzare prima l’attenzione, per migliorare il proprio benessere.

Il test non pretende tuttavia di ottenere da solo una diagnosi definitiva, ma vuole integrarsi nel contesto di una indagine valutativa più specifica (colloquio, anamnesi, esame obiettivo, diagnostica di laboratorio e per immagini ecc) appannaggio esclusivo della classe medica. Esso offre importanti informazioni supplementari su diversi livelli funzionali dell'organismo umano, ancora non rilevabili attraverso i sistemi diagnostici tradizionali o raggiungibili solo attraverso metodiche al momento molto complesse. Informazioni complementari che non si sostituiscono ad eventuali protocolli diagnostico-terapeutici della medicina ufficiale, riconosciuta tale dallo stato italiano, semmai possono integrarsi alle terapie in corso sempre dietro prescrizione del proprio medico di fiducia o altro operatore sanitario riconosciuto dalla legge italiana.

[*] Psychotronics è un termine coniato nel 1967 da Zdeněk Rejdák Ph.D. (7 novembre 1934 - 24 dicembre 2004, Repubblica Ceca), un importante psicologo ceco e scienziato nel campo dei fenomeni extrasensoriali, che la definì una materia interdisciplinare che studia l'interazione tra gli organismi viventi e il loro ambiente interno ed esterno ed i processi energetici coinvolti in tale interazione.

La Psychotronics Association (Usa), un'organizzazione di ricerca non-profit, definisce la psicotronica come: “La scienza delle relazioni mente-corpo-ambiente, una scienza interdisciplinare che si occupa delle interazioni di materia-energia-coscienza”.

Il suo principale obiettivo è di tentare di risolvere il problema di alcuni fenomeni che, pur se soggettivi, non sono ancora spiegabili tramite le discipline scientifiche ufficialmente esistenti.

Fonti:

• [1] - libera rielaborazione di uno studio della Biomed srl - An

• [2] - Metzger WJ, Walden B, Sinar DR, Brestel EP, Chronic fatigue syndrome: atopy, rhinitis, fibromyalgia. Evidence for delayed muscle relaxation. - J Allergy Clin Immunol 1989; 83; 1: 212

• [3] - F.A.Popp - Nuovi orizzonti in medicina - IPSA Ed. (PA).

• [4] - Sheldrake Rupert, The Presence of the Past. Morphic Resonance and the Habits of Nature, London, Collins

- Sheldrake Rupert., A New Science of Life, Blond & Briggs, London, 1981

• [5] - Luca Bertoletti – “Le informazioni invisibili – I Campi Morfici”

• [6] - Cogliani Eaco - http://www.celestinian -

center.com/LANUOVAVISIONEDELMONDO.html

• [7] - Paul Kircher – www.creativpower.it

• [8] - www.psicodinamicaispa.it

• [9] - Aldo Riboni - http://www.nonsoloanima.tv

• [10] - Paolo Benda – www.paolobenda.it

Bibliografia:

• Galileo - Enc. Scienze e tecniche - Sadea Ed. Firenze.

• Michael Talbot - Tutto è uno. L'ipotesi della scienza olografica - Urra Ediz.

• Gerber - Medicina Vibrazionale - Ed.Lampis Zogno (BG).

• Bellavite - Biodinamica - Ed. Tecniche Nuove (MI).

• Heine - Manuale di Med.Biologica - GUNA Editore (MI).

• Ludwig - Medicina vibrazionale - Verlag GMBH

• D. Tansley - The Pattern of Health

• T.Regge - Infinito -A.Mondadori Ed. (MI).

• Davies Paul, L’Universo Intelligente, Mondadori, marzo 2000


A cura di Antonio BUFALO - Doctor of Naturopathy h.c.

Consulente per il Benessere - Pres. A.P.S. Armonya - Coordinatore C.I.DI.B.

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